Intervista ad Andrea, da M Accelerator ad un lavoro nelle Big Pharma
Andrea cosa ci racconti di te?
Sono un biologo. Mi sono laureato a Roma, a Tor Vergata. Prima di M Accelerator a Los Angeles ho fatto diverse esperienze all’estero. Sono stato in Spagna e in Germania con il progetto Erasmus. Finita l’università dovevo fare una scelta: continuare con l’ambito accademico o provare qualcosa di nuovo. Avevo la curiosità e la voglia di mettere in piedi qualcosa di mio, o comunque di esplorare dei campi che ancora non conoscevo. Da lì è nato il mio interesse per il mondo delle startup.
Come sei venuto a conoscenza del corso startup?
È venuto fuori tramite Facebook Ads, anche grazie a tutte le ricerche che facevo di mio inerenti al mondo delle startup. Ho visto l’annuncio sponsorizzato, ci ho cliccato sopra e mi sono informato per sapere di cosa si tratta. In più ho visto che c’era la possibilità di finanziare il viaggio a Los Angeles attraverso il bando Torno Subito il e così ho deciso di provare.
Quindi è stato il tuo interesse per il mondo delle startup a spingerti a partire?
Esatto! Sono molte le startup che nascono nel settore delle biotecnologie e dell’agroalimentare. Anche le università piano piano stanno cercando di invitare gli studenti a formare degli spin off per poi aiutarli a farli crescere.
Da lì è sicuramente nato il mio interesse.
Ci sono degli skills che sei riuscito ad acquisire o migliorare attraverso il corso?
Il corso sicuramente mi ha aperto la mente su quelle che sono le diverse possibilità lavorative, mi ha aiutato a conoscere professioni nuove.
Siamo spesso abituati a ragionare in base ai nostri indirizzi universitari. Quindi, da biologo, magari avrei dovuto continuare questo tipo di carriera.
In realtà ormai le cose sono cambiate, anche grazie all’avvento del digitale. Si sono create molte nuove possibilità e tante nuove professioni. Fino a pochi anni fa non esistevano figure come il Digital Marketing Manager o Social Media Manager. Ci sono tante cose che le università italiane non ti insegnano.
M Accelerator mi ha aiutato ad aprire la mente. Mi ha insegnato che la passione, l’impegno e la bravura possono fare molto.
Ascoltare le esperienze di molti imprenditori che sono stati ospiti durante il corso mi è servito. Sentire come molti di loro nel corso del tempo abbiano cambiato ambito lavorativo mi ha affascinato e ispirato.
Le cose che mi porto a casa inoltre sono l’ottimismo e una maggiore fiducia in me stesso.
Lì ho avuto la sensazione di poter dire “ce la puoi fare”. Qualsiasi cosa che ti viene in mente ti sembra di poterla realizzare. L’unico limite al tuo successo sei tu.
Il modo in cui affronti le cose.
La costanza.
Infine, il fatto di non sentirmi mai giudicato in negativo mi ha spronato molto.
Di cosa ti occupi adesso?
Adesso lavoro per una delle più grandi aziende farmaceutiche a livello mondiale e mi occupo di marketing. Alla fine effettivamente il salto l’ho fatto, da biologo ricercatore adesso il mio ruolo è del tutto cambiato. Sono in un Talent Program, in cui giovani laureati vengono individuati come possibili nuovi talenti e vengono fatti ruotare in diversi ruoli e divisioni dell’azienda.
È un percorso di crescita a 360 gradi, un pò come un “acceleratore” di carriera.
Credi che l’esperienza a Los Angeles con M Accelerator ti abbia aiutato a trovare il tuo nuovo lavoro?
Sicuramente si. Mi ha aiutato a sviluppare delle skills che oggi sono molto ricercate nel mondo del lavoro.
Mi ha insegnato a creare dei progetti e a dargli vita.
In più c’è tutto il discorso del Digital, ormai pilastro del ramo industriale, oggi anche nel ramo scientifico e farmaceutico. Anche in questo ambito ormai si cercano delle figure formate sotto questo punto di vista.
Sono una persona con un background scientifico, che grazie a M Accelerator ha acquisito anche delle nozioni di economia e marketing e che conosce le possibilità del mondo del digital. Queste sono le caratteristiche che spesso vengono cercate nel mondo del lavoro. Sono stati dei punti a favore che sicuramente mi hanno aiutato nelle fasi di selezione.
Ci sono stati dei momenti sul lavoro in cui ti sei reso conto che il nostro approccio ti e’ stato utile?
Spesso le persone sono abituate a pensare per schemi.
E nelle grandi aziende a volte si tende a seguire dei protocolli di lavoro prestabiliti. Avere nel team una persona con una visione differente, in grado di trasformare un’idea in qualcosa di concreto, e dimostrare che può funzionare anche con un budget ridotto, sicuramente è qualcosa che può fare la differenza, che viene apprezzato e che va fuori dagli schemi.
Grazie al corso e al progetto che ne è conseguito (che poi ho abbandonato per diversi motivi) ho inoltre imparato a lavorare in un team di persone con ruoli esperienze diverse, e questo mi aiuta molto anche adesso.
L’esperienza a Los Angeles ha favorito la tua crescita personale?
Ho un bellissimo ricordo della mia esperienza a Los Angeles, è una città particolare.
Totalmente diversa dalle città italiane a cui siamo abituati.
Anche il modo di relazionarsi delle persone è totalmente diverso dal nostro. Ti lascia questa sensazione di ottimismo che è davvero impagabile. Anche il fatto che le persone non vedano il proprio lavoro come quello definitivo è stato di grande ispirazione per me. Questo approccio ti apre la strada a molte più opportunità. Non c’è mai la paura di lasciare il vecchio per il nuovo.
Le serate che facevamo di networking sono state molto importanti. Sono eventi chi aiutano molto chi ha un’idea o un progetto da realizzare. In Italia purtroppo la mentalità è ancora troppo diversa. Si tende spesso a non condividere le proprie idee per paura di essere criticati. In questo modo però non si otterranno mai feedback preziosi o nuovi spunti per portarle realmente a compimento. A Los Angeles invece ho sperimentato la possibilità di crearmi un network di persone che mi avrebbero davvero potuto aiutare.
Questo è ciò che più mi porto dietro.
Quali sono momenti che piu’ ricordi di tutta l’esperienza a Los Angeles?
Sicuramente i viaggi che sono stati tantissimi. Ogni week end affittavamo una macchina e partivamo in esplorazione. Il Grand Canyon è quello che mi è rimasto più nel cuore.
Per quanto riguarda il corso ricordo benissimo la giornata finale del Pitch, ma anche le lezioni iniziali che sono state il primo passo per l’apprendimento di nozioni per me del tutto nuove.
Come vedi il tuo futuro?
Sono coinvolto in questo percorso di crescita con una grande azienda, e ne vado molto fiero. Un giorno mi piacerebbe guidarne una ricoprendo una posizione di grande responsabilità o addirittura, chissà, in futuro averne una mia. Sinceramente non so se mi vedo in Italia o all’estero, sono aperto a diverse possibilità.
Un consiglio per i futuri partecipanti?
Tante cose di cui eri convinto cadranno, tante cose a cui non avevi mai pensato invece verranno fuori. Le difficoltà nello sviluppare un progetto ci sono sempre. All’inizio verrà sicuramente messo in discussione e subirà uno stravolgimento. Mai partire scoraggiati però.
Secondo me la maniera giusta per affrontare questa esperienza è parite pensando di dedicare questi mesi a se stessi e a quello che si vuole fare veramente. Sono stati tre mesi che mi hanno concesso di staccarmi dalla realtà dalla quale venivo e di organizzarmi, crearmi un’altra mentalità e sviluppare un progetto.
Partite con tanta voglia di fare e di imparare. Affrontate questo percorso con entusiasmo e ambizione. Siate aperti al “failure” come parte fondamentale del processo di crescita.