Come le skills imprenditoriali migliorano la carriera
Intervista a Anna Giova, partecipante della sessione invernale di M Accelerator.
Anna ha alle spalle una laurea in lettere moderne all’Università Tor Vergata a Roma, specializzata in marketing dell’ editoria e giornalismo, è giornalista pubblicista e lavora come marketing specialist per un’ agenzia di marketing e comunicazione a Roma.
Anna, parlaci un po’ della tua precedente carriera e di quale è stata la scintilla che ti ha fatto arrivare qui a Los Angeles
La scintilla è legata sicuramente a una voglia di “darsi una mossa”, legata a una serie di cambiamenti professionali molto importanti avvenuti nell’ultimo anno. La mia ultima esperienza professionale è stata all’interno di un hotel dove ho avuto diversi riconoscimenti professionali. Mi sono principalmente occupata di sales & marketing, poi una nuova sfida legata all’organizzazione di eventi e gruppi.
Ho colto la sfida con molta voglia di crescere ma dopo un anno di tanto lavoro ho cominciato a realizzare che non stavo crescendo a livello professionale e non avevo più gli stessi stimoli, ero anche molto affaticata. Mi sono detta: “questo è il momento di cambiare” e ho deciso di non abituarmi a un sistema in cui non mi trovavo.
Così ho dato un mese e mezzo di preavviso e ho lasciato la mia posizione per fare il cosiddetto “salto”. Ho deciso di non avere paura di rimanere disoccupata e ho avuto un grande supporto da parte della mia famiglia per questo cambiamento. Nel frattempo un mio amico stava per aprire la sua azienda a Roma e siamo entrati in contatto dopo molti anni, mi ha fatto un’offerta professionale per lavorare per lui a Roma e ho deciso di accettare. Tornando a casa però sentivo che ancora mi mancava qualcosa, e questo qualcosa era un’esperienza all’estero.
Come ci hai trovati?
Mi è venuto in mente una persona che conoscevo da tempo, il quale aveva parlato di M Accelerator tre anni prima, durante un evento a Roma. L’ho contattato e condiviso con lui tutti i miei dubbi e domande. Dopo quella telefonata la domanda non era “perché farlo?” ma “perché non dovrei partire?”. Ho maturato questa decisione in una settimana e sono partita a fine dicembre.
Sono riuscita a mettermi d’accordo con l’azienda che mi voleva assumere a Roma per farmi andare a Los Angeles per tre mesi e la mia decisione di partire è stata accettata positivamente, è stata vista come un arricchimento professionale mio e dello staff. Dopo una settimana da quando avevo deciso di partire ho capito che dovevo proprio farlo.
Hai fatto questa esperienza per sviluppare una tua idea di business o anche per fare un’esperienza di crescita?
Una delle mie priorità era crescere fuori dalla mia zona di comfort, migliorare l’inglese e mettermi alla prova per capire di cosa sono capace.
Indipendentemente dal progetto io sono qui per capire le dinamiche e vivere questa esperienza per diventare più forte, per essere più indipendente e più audace. Quello che sto imparando qui è anche il fatto di non avere troppi schemi e di essere meno strutturati, l’idea è che tutto si può fare.
Quello che ho notato è che in Italia spesso c’è prima di tutto il problema. La prima cosa che ci ha detto Alessandro invece è “I problemi si possono guardare da tanti punti di vista diversi, se vogliamo fare delle cose, ok facciamole, punto”. L’idea di poter superare i propri limiti è qualcosa che sto iniziando a sentire, vivere in prima persona e portare nel mio business.
Ad esempio, quando ho pensato ad alcune strategie per il mio lavoro recentemente, ho già messo in pratica quello che ho imparato qui, ovvero ragionare senza schemi fissi, pensare come penserebbe il tuo target, allontanarsi dagli schemi e libri che ci hanno insegnato soltanto la teoria. Quando c’è il pensiero libero riesci a concretizzare molto di più.
Hai riscontrato una situazione simile alla tua in Italia?
Secondo me è un’esperienza molto comune di noi giovani Italiani e noi abbiamo il diritto di “farci valere” perché le aziende in Italia riescono a svilupparsi proprio grazie alla nostra forza lavoro.
Se tutti fossero coraggiosi, in maniera serena, andando via da situazioni professionali che non ci valorizzano, potremmo stabilire il nostro valore e impostare una carriera piu’ sana. Abbiamo paura di “pretendere” quello che ci meritiamo. Se tutti avessimo il coraggio, le cose cambierebbero.
Pensi che questa esperienza ti abbia aiutato a migliorare il tuo business English?
Sicuramente è migliorato.
Un aspetto che mi porterò in Italia è che non ho paura di fare errori, ho capito che l’importante è comunicare, l’obiettivo qui è scambiarsi informazioni, essendo semplici e diretti. Quindi paradossalmente ho imparato ad usare un inglese più semplice e più diretto. In questo mi hanno aiutato molto i meetups, poi quando vado a casa cerco sempre di guardare film in Inglese per migliorare la lingua. Ho imparato ad avere meno paura e mettermi più in gioco.
Vedo anche che i mentors si assicurano di aver capito il concetto più che correggere i singoli errori grammaticali. Qui prima delle regole è importante saper comunicare la tua idea. É chiaro che poi occorre perfezionarsi, io ad esempio faccio marketing e comunicazione e dovrò sicuramente migliorare la lingua ma adesso so che posso parlare in pubblico in inglese.
Parlare ad un pubblico non mi ha mai spaventato tanto poiché ho fatto tanti esercizi, da bambina mio padre ci “costringeva” a leggere la preghiera dei fedeli in chiesa per farci superare i limiti di parlare in pubblico. Poi a 17 anni ho iniziato a fare la guida turistica per il mio paese, Pietrelcina, ed è stata una grande esperienza per testare il mio parlare in pubblico.
Riguardo gli eventi che hai frequentato qui a Los Angeles, quale è stato quello più interessante per te?
Ho sempre stabilito dei contratti durante gli eventi, poi capirò come sfruttarli. Gli incontri che ho fatto sono stati importanti sicuramente per la lingua e per vedere come tante persone avessero voglia di condividere con te il proprio progetto.
Qui a Los Angeles i ragazzi credono che attraverso la condivisione ci sia crescita e io penso la stessa cosa. Alcuni eventi, come quelli di Google, erano sicuramente di grande portata, con imprenditori di alto livello. Al contrario, eventi come il Grid 110, organizzati da altri acceleratori, più incentrati sul networking e l’esperienza, hanno fatto più al caso mio. Vivere questi contesti ti fa capire quanto ci sia gente che ha voglia di fare e cambiare le cose.
Per esempio, stiamo vivendo un momento molto critico per l’ambiente a causa dell’inquinamento e vedo che ci sono molte startups che inventano nuove idee per cambiare le cose a beneficio degli altri. Non va “tutto male” come spesso dicono, ma ci sono invece persone brillanti che vogliono creare qualcosa anche per il beneficio del prossimo. Non so se sono fortunata io che frequento gli ambienti giusti ma non è vero che siamo tutti “bamboccioni”, anzi, ci sono molte persone volenterose.
Programmi per la tua carriera?
Sicuramente ho deciso che il 2019 sarà l’anno delle sfide e della sperimentazione, poi ci sarà sicuramente una fase di assestamento. Il mio piano per ora è tornare alla carriera in azienda e capire che benefici posso trarre e quanto posso io dare in azienda. Metterò tutta me stessa e mi darò almeno 6 mesi. Il compromesso con il mio capo è viaggiare, soprattutto la possibilità di un viaggio a New York a fine anno per capire un po le dinamiche dell’ east coast.
Un altro piano più concreto è invece quello di vivere diversamente Roma, di viverla con gli occhi di una persona che è stata fuori e di affrontare le stesse sfide che ho vissuto qui in America, a Roma.
Tra virgolette ritrovare una mia Los Angeles, a Roma e inserirmi in vari network professionali in città. Infine vorrei ridare spazio alle mie passioni poiché negli ultimi 5 anni le ho abbandonate. Ad esempio, mi piacerebbe fare qualche legata all’arte, qualcosa dedicato solo a una mia passione, è un dovere per me stessa. In passato ero coinvolta in attività artistiche, facevo musical e questo mi appassionava tanto, voglio ricominciare.
Che consiglio vorresti dire a chi vorrebbe venire qui?
Io penso che se il tipo di dubbio è legato alla paura, è del tutto normale e bisogna trasformarla in adrenalina.
Non esistono motivi per non partire, perché è un arricchimento. Capire la cultura di un altro posto, è fondamentale. Qui siamo nella patria della tecnologia, soprattutto per chi viene da un altro settore è un’esperienza unica essere esposti a questa realta’.
Se questo è veramente il sogno, non si può realizzare senza aver testato il territorio. Poi una volta che si è qui consiglio di cercare di vivere tutte le esperienze e non dire di no a nessun invito. È fondamentale non solo partecipare al programma ma anche a tutti gli eventi proposti e cogliere ogni possibilità per fare networking senza farsi prendere dalla timidezza.